Ogni giorno, la tata di mio figlio lo portava di nascosto in una cantina abbandonata… Insospettito e preoccupato, ho deciso di seguirli. Quello che ho scoperto mi ha gelato il sangue.

Quando mio figlio ha iniziato a sembrare stanco e distante ogni giorno, ho capito che qualcosa non andava. Non parlava molto, sembrava esausto e aveva sempre uno sguardo assente. Il mio istinto materno mi diceva che dovevo scoprire cosa stesse succedendo.

Lavoro molte ore come infermiera e ho affidato mio figlio Luca alla nostra babysitter, Martina, da quasi un anno. Si era sempre dimostrata premurosa e attenta, e Luca sembrava apprezzarla. Ma negli ultimi tempi, qualcosa era cambiato. Ogni sera, tornava a casa con gli occhi stanchi, le mani sporche e un’ombra di paura negli occhi.

Quando gli chiedevo cosa fosse successo, scuoteva la testa e sussurrava:


— Niente, mamma, tutto bene.

Ma sapevo che mentiva.

Decisi di installare una piccola telecamera nascosta vicino alla porta d’ingresso. Avevo bisogno di risposte. E quello che vidi il giorno dopo mi fece gelare il sangue nelle vene.

Martina usciva con Luca ogni pomeriggio, proprio quando pensavo che fossero in casa. Lo prendeva per mano e si dirigevano in un vecchio edificio abbandonato alla periferia della città.

La sera successiva, presi un giorno libero dal lavoro e decisi di seguirli. Il cuore mi martellava nel petto mentre li osservavo da lontano entrare nell’edificio fatiscente. Attesi qualche minuto e poi li seguii, cercando di non fare rumore.

Scendendo le scale umide e buie, sentii le loro voci. Mi fermai vicino alla porta socchiusa e sbirciai dentro.

Quello che vidi mi lasciò senza parole.

La stanza non era affatto il posto lugubre e pericoloso che immaginavo. Era illuminata da tante piccole luci soffuse, e lungo le pareti c’erano scaffali pieni di libri e materiali da disegno.

Luca era seduto su un grande tappeto colorato, con un pennello in mano. Martina sorrideva accanto a lui, incoraggiandolo.

— Perfetto, Luca! Sei un vero artista! — disse lei.

Luca alzò lo sguardo e la sua espressione era quella di un bambino felice, immerso nella sua passione.

— Mamma! — esclamò quando mi vide.

Martina si alzò di scatto, sorpresa. Io mi sentivo confusa, incapace di capire cosa stesse succedendo.

— Luca… che cos’è tutto questo? — chiesi con voce tremante.

Mio figlio si morse il labbro, abbassando lo sguardo.

— Non volevo che ti arrabbiassi, mamma. Ma tu lavori tanto… e io so che non puoi permettermi un corso di pittura. Così Martina mi ha aiutato. Ha trovato questo posto e mi porta qui ogni giorno per insegnarmi a dipingere…

Mi coprii la bocca con una mano, sopraffatta dall’emozione.

Martina sorrise timidamente.

— Luca ha un grande talento. Non potevo lasciarlo sprecare. E volevo fargli un regalo… e a te anche.

Le lacrime mi riempirono gli occhi mentre guardavo i quadri di Luca sparsi nella stanza. Erano meravigliosi.

Mi inginocchiai e abbracciai mio figlio, stringendolo forte.

— Grazie, Luca. E grazie a te, Martina.

Quello che pensavo fosse un incubo si era rivelato un dono inaspettato. Mio figlio aveva trovato la sua passione. E io avevo capito che, a volte, le sorprese più grandi nascono nei luoghi più impensabili. 🎨❤️

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